Un anno fa usciva un articolo scritto da una giornalista di Lifegate in collaborazione con me e la mia collega Nicole Ventura.
"Social network e minori: rischi, opportunità e consigli su come aiutarli a navigare in modo sicuro"
link articolo -> https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/social-network-ragazzi-rischi-opportunita-consigli
Ecco le domande che ci aveva posto e le nostre riflessioni!
Quali sono i rischi principali a cui i ragazzini che usano i social sono soggetti?
Per rispondere a questa domanda è necessario partire dal presupposto che non sono i social network ad essere pericolosi di per se, ma è il modo con cui vengono usati. In generale il rischio che chiunque, ragazzi e adulti, può incontrare utilizzando i social è quello di arrivare a quel punto in cui non può farne a meno; una forma di dipendenza che ha una gamma di profondità e pervasività molto ampia, ma che può interessare il bimbo di 2 anni tanto quanto o l’adulto di 80.
Nello specifico, per quanto riguarda i ragazzi, l’eccessiva dedizione nell’aggiornare, modificare o aggiungere contenuti ai propri profili, in cerca di un like, li porta a non rendersi conto di quanto tempo dedicano e passano su internet. Questo viene “incentivato” perché sul web i ragazzi possono crearsi la loro personale identità virtuale, abbellita, falsata, modificata dove possono scegliere chi essere, come essere e quali aspetti di sé mostrare; creando una “loro” realtà. Sui social tutto può essere il contrario di tutto, puoi postare una foto al mare ma in realtà sei a casa, puoi dire che sei a scuola ma in realtà sei al parco: tutto viene “confezionato alla perfezione” per poter piacere ai propri follower e per rendere il proprio profilo sempre interessante.
Negli ultimi anni poi, abbiamo notato come Youtube sia diventato il Social Network per eccellenza; infatti sono molti i ragazzi che non solo passano ore a guardare video tutorial di videogiochi, ma sempre più sono i primi a crearsi dei canali personali dove condividere i propri interessi. Bell’aspetto della dipendenza ad esempio nei bambini e nei ragazzi giocano un ruolo importante, ancora più dei social network, i videogiochi specialmente quelli online Questo aspetto di creare una realtà a proprio piacimento è quello che poi caratterizza i social. Sui social ognuno fa vedere ciò che vuole, quando vuole e come vuole.
Sui social, proprio per questa facilità di finzione i maggiori pericoli a cui soprattutto i ragazzi, possono andare in contro sono: l’adescamento di minori, il cyberbullismo e il sexting.
L’adescamento si nutre del “posso essere chi voglio” dei social, si creano profili falsi, si chiede amicizia su grande scala sperando che funzioni il metodo “è suo amico magari lo conosco pure io” e così facendo si studiano abitudini, passioni e stati d’animo della vittima prescelta e l’aggancio diventa più semplice del previsto. Sempre di più, vista la grande diffusione di videogiochi online, altro fenomeno che sta prendendo piede è Il grooming, dove i malintenzionati, attraverso le chat, con la scusa di parlare del videogiochi, contattano i bambini.
Il cyberbullismo invece, si inserisce in un aspetto più relazionale, è privato e pubblico allo stesso tempo, è incessante perché continua anche offline, e molto spesso può sfruttare anch’esso l’anonimato. Attraverso chat, foto, commenti negativi i cyberbulli, forti dell’approvazione del pubblico e talvolta poco consapevoli delle conseguenze di quello che fanno, prendono di mira il ragazzo in genere più timido, indifeso e insicuro, andando a peggiorare la sua situazione anche nella “vita reale”. Infatti come la cronaca ci mostra, sono ancora molti i casi di emarginazione, chiusura, dispersione scolastica e nei casi più gravi suicidio. Fenomeni di questo tipo sono molto diffusi tra i giovani e e la diffusione di responsabilità che le piattaforme social forniscono ma le conseguenze possono essere devastanti.
Infine il sexting, ossia l’invio di foto, messaggi e video connotati sessualmente. Di per sé è una forma 2.0 della sperimentazione affettiva e sessuale adolescenziale, ma assume sensi e forme distruttive e degradanti se associato ad atti di cyberbullismo. In molti casi infatti, una foto nata come messaggio tra due fidanzati, finisce per circolare in tutta la scuola, senza poterne più controllare la diffusione. meccanismi social per cui mostrare è tutto.
Come l'utilizzo dei social influisce sulle loro capacità relazionali coi coetanei?
Negli incontri con i ragazzi noi chiediamo sempre “è più facile dire mi piaci e ti voglio bene di persona o via messaggio?”, “è più facile dire una cattiveria di persona o via messaggio?”. Si apre sempre un dibattito tra di loro che oscilla tra i temi della sincerità, del coraggio, della timidezza, della paura del rifiuto, del timore delle conseguenze, del vedersi in faccia e gestire le emozioni. Questo è un piccolo esempio di come uno schermo possa veicolare in modo nettamente diverso un mondo emotivo e relazionale che si sta formando, che si sta modellando e si sta sperimentando. Spesso avere uno schermo permette di godere di quel distacco che ci fa fare quel passo in più specialmente se si è timidi o imbarazzati; consente di “buttarsi” ma sentendosi in qualche modo protetti. Altre volte invece ci permette di fare gesti, belli o brutti, che dal vivo non riusciremmo a reggere, perché dovremmo confrontarci col dolore e il dispiacere dell’altro, che con uno schermo davanti non traspare e quindi è come se non esistesse. Paradossalmente i social hanno da una parte avvicinato e aperto, superando i limiti dello spazio e del tempo, ma dall’altra hanno chiuso e allontanato, trasformando anche i momenti di socializzazione, come può essere un pranzo o una cena con amici e familiari, in un momento di silenzio dove tutti sono intenti a “relazionarsi online”. Questo perché il mondo di Internet ha una sua vita, che è attiva 24h su 24 e se non sono aggiornato all’istante, ci si sente tagliati fuori.
Anche in questo caso, non è che non si possano portare avanti relazioni con l’utilizzo dei social, ma sicuramente non possiamo togliere quella parte di contatto ed empatia che solo una relazione vis a vis può consentire. Il punto della questione credo sia sempre il senso e il modo con cui li si usa e che ruolo giocano nelle nostre relazioni.
Quali invece i benefici che possono esserci con un utilizzo corretto?
Come esseri umani se facciamo qualcosa è perché quel qualcosa in fondo ci fa bene anche se non sembra. Internet e i social hanno incontrato credo un bisogno profondo dell’uomo che è proprio quello social, quello di condividere, di avere dei feedback e dei riconoscimenti da parte dell’altro, meglio se positivi e gratificanti. Il tutto e subito, l’idea di avere il controllo sulla propria vita e quella altrui, il mostrare e mostrarsi, il curiosare, l’esserci sempre, l’essere pensati sono tutti bisogni, modalità relazionali insiti dell’essere umano e in ognuno di noi si articolano in modo diverso. I benefici quindi possono esserci, se i social e i nostri bisogni si intersecano in un equilibrio creativo e non distruttivo, se aprono e non chiudono, se danno possibilità e non la negano.
Quanto è importante che i ragazzi vengano educati e non lasciati soli in questo?
Importantissimo, il no netto, il divieto o la privazione serve a poco nel mondo di internet e dei social. Primo perché sono ovunque e quindi in un modo o nell’altro i ragazzi ci entrano in contatto, e poi perché volenti o nolenti, il mondo è questo e anche in un futuro lavorativo è difficile se non si hanno competenze informatiche. Purtroppo si è arrivati al punto che se non hai uno smartphone o un pc sei fuori dai giochi. Prendendo atto di questo credo che l’unica via sia quella di educare ai social e a internet. Per farlo occorre conoscerli, avere cioè delle nozioni di base; non si possono dare regole o aprire un dialogo su qualcosa che non si sa cosa sia, non se ne conoscono potenzialità e rischi. Poi crediamo fermamente che se dare un contenimento rispetto al tempo passato davanti allo schermo sia utilissimo perché permette al bambino/ragazzo di regolarsi in un qualcosa che per lui potrebbe durare per l’intera giornata, dall’altro il resto passa per l’educazione familiare di base. Ad esempio il cyberullismo e il sexting, se sviscerati, non sono altro che due fenomeni che partono da principi educativi quali rispetto per sé e per l’altro, l’onestà, il senso di intimità e di privacy, l’empatia e il porsi da un punto di vista diverso rispetto al proprio. Questi non sono aspetti educativi e di crescita “social” ma del semplice fatto di essere essere umani.
Se un adolescente ha sviluppato un senso di intimità e di rispetto verso il proprio corpo e quello altrui sarà più difficile che diffonda le foto private della sua ragazza ad esempio ma le terrà come qualcosa di condiviso a livello di coppia.
Se un bambino ha idea di cosa vuol dire mettersi nei panni dell’altro e pensare con la propria testa e vede che i compagni prendono in giro un suo amico, sarà probabilmente la voce fuori dal gruppo e lo difenderà.
Quanto incide il grado di consapevolezza e competenza digitale da parte dei genitori e degli insegnanti?
Incide molto perché essendo loro gli educatori per eccellenza, gli consente di è un po’ come parlare la lingua dei ragazzi. Se due persone cercano di comunicare ma uno parla solo inglese e l’altro solo giapponese, per quanto ci si provi non si riesce a condividere. Se però si inizia a capire e conoscere i simboli dell’altra lingua, la cultura, le parole base allora il dialogo si apre. Per poter capire, parlare, regolamentare e giudicare a volte non basta il “perché te lo dico io” ma occorre avere delle nozioni. In questi temi i ragazzi sono in-formatissimi, sono sempre un passo avanti però a volte anche il far vedere che come figura educativa ci sto provando, sto facendo un passo verso il suo mondo apre, apre tantissimo e permette di essere più vicino a loro e quindi tutelarli e trasmettere passare quella consapevolezza che noi abbiamo, ma che in loro si deve ancora formare. anche a loro per le loro capacità di quel momento di vita.
Quali regole stabilire e comportamenti adottare prima di consentire ai figli l'utilizzo dei social?
Nei nostri incontri non diamo mai regole perché crediamo che non esista una regola d’oro o una ricetta magica. Ogni famiglia ha una sua storia, ha una sua cultura e un suo stile educativo. E’ da questo che è importante partire. Abbiamo però individuato alcuni aspetti che è importante abbiano le regole. Ad esempio la chiarezza, la regola data deve essere chiara, precisa e poco interpretabile “non stare troppo alla play” vs “puoi giocare dalle 16:00 alle 17:00”. Un aspetto importante del dare delle regole è coerenza, se viene data una regola ai figli è importante cercare di seguirla anche come genitori. Il classico esempio che i ragazzi stessi riportano è il cellulare a tavola! Anche la condivisione come genitori di quella regola, è fondamentale parlarne prima e condividere la regola data, fare fronte comune è fondamentale! Anche l’onestà del dare la regola, cioè è importante che siano sentite proprie, calate nella propria quotidianità e nel rispetto dei propri valori.
Infine, in base anche all’età dei figli e al rapporto, alcune regole possono diventare anche occasione di aprire un dialogo ad esempio spiegando il perché di quella regola si può ottenere un doppio livello educativo che miri a promuovere una maggiore consapevolezza e autoregolazione del ragazzo.
Come fare in caso i figli siano già caduti nelle trappole dei social (per aiutarli a "tirarli fuori")?
Prima cosa è importante accorgersene, e sarebbe opportuno farlo per tempo. I genitori e gli insegnanti, che passano molto tempo con i ragazzi e che quindi ne conoscono carattere e abitudini, devono prestare attenzione ai cambiamenti radicali: se non vuole più fare sport, se non parla più dei suoi amici, se è sempre triste o scontroso, se ogni volta che prende in mano il cellulare la sua faccia cambia. Sono tutti segnali che qualcosa non va. Molto spesso parlando con i genitori e gli insegnanti, ci riferiscono che la difficoltà è proprio quella di capire cosa sta succedendo, perché come dicevamo prima, molto del mondo del ragazzo avviene online, lontano dagli occhi dell’adulto.
Tuttavia, se si riesce ad intercettare il problema è importante riuscire a far parlare il bambino evitando di farlo sentire mortificato perché altrimenti si chiuderà ancora di più in se stesso. Se poi è un fatto che riguarda anche altri amici o compagni di scuola sarebbe il caso di informare insegnanti e genitori coinvolti in modo da lavorare in sinergia per far capire ai ragazzi cosa è accaduto e quali conseguenze ha portato, e se il bambino vittima è stato fortemente provato dalla vicenda, rivolgersi anche ad uno psicologo potrebbe aiutare perché sono episodi che segnano e non sempre da soli se ne esce.
Più importante ancora, a nostro avviso è un intervento di prevenzione nelle scuole, che è il luogo educativo per eccellenza. Perchè è importante formare i bambini, fornendo loro strumenti adeguati per utilizzare Internet sfruttando tutte le possibilità che dà. Non bisogna attivarsi solo quando c’è un’urgenza o un problema.
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